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Soia: pro e contro di un legume controverso

La soia oggi è presente in una moltitudine di cibi talvolta anche insospettabili. I derivati della soia provengono dal legume Glycine max, reso domestico ben 7-11 mila anni fa nell’est asiatico e arrivato in occidente solo 300 anni fa. Questo legume è divenuto così largamente utilizzato in ragione del suo profilo di grassi e proteine unica tra tutti i legumi.

La soia contiene anche:

  • antinutrienti (composti che possono rendere più difficile la digestione e l’assorbimento di proteine e micronutrienti)

  • sostanze bioattive come isoflavoni e fitosteroli

Per ridurre gli antinutrienti è necessario sottoporre la soia così come gli altri legumi, ad ammollo e successivamente ad ebollizione.

Gli isoflavoni invece sono spesso chiamati fitoestrogeni per la loro struttura simile all’estradiolo, un ormone presente sia negli uomini che nelle donne in menopausa. Come tali questi composti hanno un effetto estrogenico sul corpo. I principali isoflavoni sono ginesteina e daidzeina. Esiste in realtà un altro potente composto con attività estrogenica – l’ equolo – metabolizzato a partite dalla daidzeina dai batteri della flora intestinale. Infatti l’attività estrogenica degli isoflavoni dipende dal tipo di composizione di flora intestinale, dall’età, dall’attività metabolica.

La soia può essere utilizzata per produrre mangime animale oppure come ingrediente alimentare. Il cibo derivato dalla soia si divide tradizionalmente in: fermentato e non fermentato. Cibi fermentati a partire dalla soia sono: miso, natto, tempeh e salsa di soia. Mentre sono cibi non fermentati: latte di soia, tofu, fagioli di soia freschi (edamame), germogli di soia. Esiste anche una seconda generazione di cibi di soia che include burger di soia, cotolette di soia, polpette di soia, yogurt da latte di soia e molti altri prodotti all’apparenza simili agli analoghi animali. E’ ormai possibile anche consumare la soia come concentrato di proteine in polvere da utilizzare in shaker o in varie preparazioni. Il problema è che il livello di isoflavoni di ciascun derivato della soia varia in base all’area di origine, le condizioni in cui la soia è cresciuta, la conservazione e la lavorazione. Ad esempio i concentrati di proteine di soia in polvere contengono un buon quantitativo di isoflavoni a meno di un processo di lavorazione che prevede lavaggi con alcol e questo perché gli isoflavoni sono solubili in alcol.

Soia e salute: potenziali effetti benefici

Salute cardiaca:

Una meta analisi basata su studi osservazionali mostra come il consumo di soia è associato ad un rischio ridotto di sviluppare malattie cardiache. Anche se gli ultimi studi sembrano ridimensionare l’effetto delle proteine della soia sulla riduzione del colesterolo cosiddetto “cattivo” o LDL, ritenendola modesta.

La proteine della soia possono avere un effetto benefico sulla pressione sanguigna e di miglioramento della funzionalità vascolare ma evidente soprattutto in presenza di ipertensione.

Cancro alla prostata e al seno:

La genisteina della soia è associata ad un ridotto rischio di cancro alla prostata. Ad avvalorare questa tesi è la presenza di tassi più bassi di cancro alla prostata nei paesi asiatici rispetto a quelli occidentali nei quali si consuma meno soia. Al confronto gli asiatici immigrati registrano in seguito all’immigrazione, gli stessi tassi occidentali di cancro. Pare però non esserci un vantaggio nel consumo di alimenti contenenti soia negli uomini che già presentano la patologia.

Gli alimenti a base di soia e gli isoflavoni sono associati a un rischio ridotto di sviluppare cancro al seno e persino ridurre il rischio di mortalità dalla diagnosi di cancro al seno. Sarebbe però prudente evitare derivati della soia e o integratori durante la terapia con tamoxifene (antagonista del recettore degli estrogeni) o altri farmaci inibitori dell’aromatasi per l’eventuale interazione con questi farmaci.

Menopausa:

L’integrazione con isoflavoni della soia sembra aumentare in maniera modesta le concentrazioni di estradiolo, ridurre la frequenza e la gravità delle vampate di calore e potrebbe aumentare la densità minerale ossea.

Fertilità:

La soia è stata associata ad una maggiore probabilità di dare alla luce figli nati vivi per quelle donne che ricorrono a tecniche di fecondazione assistita. Mentre un altro studio condotto su dati riguardati la gravidanza di 11.688 donne caratterizzate da un’alta percentuale di vegetariane (54%) e uno stile di vita sano, suggerisce che un alto quantitativo di isoflavoni della soia può avere un impatto sulla fertilità, riducendo la probabilità di restare incinta e partorire. Qui di seguito spiegherò i potenziali effetti avversi per la fertilità.

Soia e salute: potenziali effetti avversi

Salute tiroidea:

Studi animali supportano che nella soia sono presenti sostanze gozzigene che possono interferire con il metabolismo dello iodio, minerale necessario per la sintesi degli ormoni tiroidei. Le evidenze umane suggeriscono che la soia non ha effetti pragmaticamente significativi sulla salute della tiroide. C’è però da notare che nessuno studio umano ha analizzato in maniera diretta gli effetti del consumo di soia sullo stato della tiroide.

La soia contiene delle sostanze antinutrienti chiamate lectine. Sono proteine leganti i carboidrati che agiscono come agglutinine. Per la loro proprietà legante, esse possono causare problemi alla digestione e danni intestinali se assunte in eccesso da individui con deficit enzimatici. A questi effetti può seguire un’interruzione dell’integrità della barriera intestinale, che costituisce la porta di accesso alle patologie autoimmuni (tiroidite di Hashimoto, celiachia, diabete di tipo 1, psoriasi…).

Salute intestinale:

La soia presenta galattani che sono polimeri di carboidrati che sono malassorbiti e fermentati da tutti noi. Essi hanno un effetto positivo sui batteri intestinali. Diverso però in chi soffre di colon irritabile o IBS, in quel caso i gas prodotti per fermentazione possono creare un disagio significativo, talvolta con sintomi di dolore intestinale, eccessivi gas intestinali, gonfiore e alterata motilità intestinale. Ecco quindi che in questo caso è meglio essere supportati da un nutrizionista e seguire un regime alimentare a basso contenuto di FODMAP come già scritto qui.

Fertilità maschile e femminile:

Gli isoflavoni della soia sono considerati come interferenti endocrini. Questi ultimi sono molecole e/o sostanze in grado di alterare la normale funzionalità del sistema endocrino. Come è possibile ciò? Gli EDCs (Endocrine Disrupting Chemicals) possono agire:

  1. mimando l’effetto degli ormoni naturali

  2. antagonizzando l’effetto ormonale attraverso il legame al sito occupato altrimenti dagli ormoni naturali

  3. reagendo direttamente e indirettamente con gli ormoni naturali

  4. alterando il programma di sintesi/degradazione degli ormoni

  5. alterando i livelli di recettori ormonali

Gli isoflavoni è stato dimostrato interferire con gli estrogeni attraverso tutti questi meccanismi.

Nella donna la soia può avere un impatto nella funzione riproduttiva. Una meta-analisi ha riportato che i prodotti a basi di soia ricchi in isoflavoni riducono in maniera significativa l’ ormone follicolo stimolante (FSH) e l’ ormone luteinizzante (LH), ormoni fondamentali per raggiungere l’ovulazione e quindi importanti nella ricerca di una gravidanza. Questa riduzione è stata associata ad incremento della lunghezza del ciclo di circa un giorno in media. Ecco quindi che cautela va posta in presenza di amenorrea e/o ipofertilità e PCOS o sindrome dell’ovaio policistico. Per quanto riguarda la policistosi ovarica se da una parte gli studi mostrano un miglioramento dell’insulino resistenza (IR), trigliceridi, iperandrogenismo (riduzione dei livelli di testosterone libero) e stress ossidativo, dall’altra si mette in guardia che l’esposizione per tutta la vita ad una dieta a base di soia. Il contenuto di fitoestrogeni può indurre in età adulta le caratteristiche chiave della policistosi ovarica soprattutto se consumate durante la gestazione e la vita post natale. La soia quindi può offrire benefici per la salute se consumata con moderazione (alcune porzioni a settimana) nella sua forma non-OGM, non processata e preparata con le tecniche tradizionali in quelle donne con policistosi ovarica che non hanno disordini tiroidei.

L’ endometriosi è una patologia caratterizzata da dominanza estrogenica quindi anche qui occorre cautela nell’assunzione di alimenti ad alta concentrazione di fitoestrogeni. Uno studio recentissimo (Marzo 2019) mette in guardia che l’assunzione di alti livelli di soia sin dalla età prepuberale può contribuire allo sviluppo di endometriosi in età adulta. Studi animali e uno studio uscito sulla rivista Fertility and Sterility effettuati su donne con endometriosi hanno mostrato poi effetti negativi associati all’assunzione di integratori di soia. I detrattori invece affermano che: se i fitoestrogeni legano i recettori degli estrogeni, un minor numero di recettori occupati sono disponibile all’azione degli estrogeni tanto da avere un effetto anti-estrogenico nel corpo. Esistono infatti studi che affermano che i fitoestrogeni hanno effetto anti-estrogenico, bloccando l’effetto degli estrogeni e riducendo l’endometriosi. In realtà studiando le due subunità del recettore degli estrogeni risulta che gli isoflavoni della soia sembrano attivare potentemente la subunità beta (ERβ) a concentrazioni paragonabili agli estrogeni tanto da risultate agonisti diretti piuttosto che antagonisti. Ecco quindi che la cautela risulta d’obbligo in caso di endometriosi.

Attenzione è da porre anche nei casi di carenza di progesterone; i fitoestrogeni per i motivi suddetti potrebbero esacerbare lo squilibrio esistente tra estrogeni e progesterone.

Nell’ uomo invece i fitoestrogeni e in particolare la genisteina può diminuire la produzione di testosterone inibendo l’enzima responsabile della sua sintesi. Si parla comunque di effetti quali ginecomastia, disfunzione erettile, riduzione della libido, ipogonadismo solo per consumo di concentrazioni molto elevate di isoflavoni della soia (circa 360 mg) quotidianamente e per 6-12 mesi. Per gli uomini che hanno rischio di sviluppare cancro alla prostata, potrebbero ridurre il rischio mangiando cibi a base di soia ma gli stessi alimenti non sembrano mostrare alcun beneficio in chi ha già il cancro alla prostata.

Lattanti e latte in formula a base di soia:

L’esposizione a fitoestrogeni per i bambini alimentati con latte in formula a base di soia sono significativamente alti rispetto agli adulti e possono influenzare lo sviluppo sessuale, così come suggerito da studi animali. Gli studi umani per ovvi motivi sono scarsi; sono molti i ricercatori ad usare cautela nella sperimentazione umana. Limitati dati sull’uomo sostengono che il latte di soia non compromette la salute di bambini sani e nati a termine ma possono causare problemi di crescita e rachitismo nei bambini nati prematuri.

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