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Il grasso che ci fa perdere peso: storia dell’irisina e come attivarla

E’ possibile aumentare la spesa energetica del nostro corpo attraverso il grasso. Vi può sembrare un po’ un controsenso dato che è noto che il grasso sia la forma con cui depositiamo l’eccesso dell’introito calorico.

Ma probabilmente quello che è meno noto, è che esistono due forme di tessuto adiposo: tessuto adiposo bianco (WAT o White Adipose Tissue), quello più conosciuto, e tessuto adiposo bruno (BAT Brown Adipose Tissue).



Come si vede nell’immagine qui sopra entrambi i tipi di cellule contengono vescicole ricche di grasso al loro interno ma nel grasso bianco esso si presenta in un’unica grande goccia che occupa quasi tutta la cellula mentre nel grasso bruno, le vescicole sono disperse in mezzo a tanti altri organelli chiamati mitocondri che costituiscono le centrali energetiche della cellula. Da qui la diversa denominazione in bianco e bruno del tessuto adiposo. La diversa struttura della cellula le attribuisce anche una diversa prerogativa: lì dove il grasso bruno brucia calorie, quello bianco le accumula. La funzione del grasso bruno è infatti quella di produrre calore per termogenesi come avviene negli mammiferi ibernanti. Nell’uomo il grasso bruno è presente prevalentemente nei neonati e nel crescere tende a diminuire progressivamente. Nell’adulto prevale il grasso bianco che può costituire un rischio per la salute se risulta prevalente nella zona viscerale. In realtà i ricercatori hanno scoperto che anche gli adulti hanno piccole riserve di grasso bruno conservato in piccoli depositi intorno all’area clavicolare, paravertebrale, nel mediastino, nella regione aortica e surrenale. Tutti abbiamo del grasso per così dire “costitutivo” ovvero dalla nascita ma se fosse possibile “reclutare” del grasso bruno? I studiosi hanno visto come l’abbassamento della temperatura e l’esposizione del corpo a temperature fredde può aiutare a reclutare grasso bruno. Se l’organismo soffre il freddo, gli adipociti rispondono, mobilitano i loro acidi grassi da cui si libera energia sotto forma di calore (termogenesi senza brivido). La proteina che interviene in questo meccanismo presente nei mitocondri del tessuto bruno, si chiama UCP-1 (proteina disaccopiante o termogenina). Quindi esporre il corpo a temperature fredde come abbassare il termostato, uscire all’aperto quando fa freddo, possono essere di aiuto ma certamente non una soluzione a lungo termine.

Ma se ci fosse il modo di trasformare grasso bianco in grasso bruno? La risposta è proprio la proteina disaccopiante UCP-1 di cui abbiamo parlando pocanzi. Essa è in grado infatti di promuovere la conversione. Un peptide proteico è in grado di modulare UCP-1 e si chiama irisina. Essa negli ultimi tempi ha suscitato grande interesse proprio attraverso il suo meccanismo di azione. Si parla di irisina in termini di miochina e adipochina. L’irisina deriva dal taglio di una proteina precursore più grande che si chiama FNDC5 (Fibronectin Type III domain containing 5). FNDC5 hanno visto gli studiosi, aumenta con l’esercizio fisico e conseguentemente si innalzano anche i livelli di irisina. Quest’ultima sembra svolgere un ruolo importante nell’ asse muscolo-adipocita-ossa-cervello (muscle-fat-bone-brain-axis) perché capace di regolare il metabolismo energetico, non agendo soltanto sul distretto muscolare ma anche su quello adiposo, osseo e del sistema nervoso.

Huh, J. The role of exercise-induced myokines in regulating metabolism. Arch. Pharm. Res. (2018) 41:14–29 https://doi.org/10.1007/s12272-017-0994-y


Come abbiamo visto nel tessuto adiposo, la sua attività ormonale si esplica nella trans-differenziazione del grasso bianco WAT in grasso bruno BAT, promuovendo così il dispendio di energia che è tanto auspicato in tutte le strategie di perdita di peso.

Nel metabolismo osseo, anche a basse dosi, aumenta la differenziazione degli osteoblasti, le cellule specializzate nella produzione di tessuto osseo, riducendo la maturazione degli osteoclasti, specializzate nel riassorbimento del tessuto osseo. Riduce quindi la perdita di massa ossea.

Colaianni G., Grano M. Role of Irisin on the bone-muscle functional unit. BoneKEy Reports 4, Article number: 765 (2015) | doi:10.1038/bonekey.2015.134


Nel muscolo scheletrico l’irisina sembra in grado di promuovere la biogenesi dei mitocondri, le centrali energetiche delle cellule e la miogenesi ovvero la formazione di nuovo tessuto muscolare.

Sono stati compiuti degli studi sui topi dove è emerso che l’irisina, nel sistema nervoso, influenza la neurogenesi ippocampale e la differenziazione neuronale delle cellule staminali embrionali, quasi come fosse un messaggero tra esercizio fisico e funzione cerebrale. Dalle ultime ricerche su modelli animali di depressione si suppone che possa avere anche un’azione di modulazione dei comportamenti depressivi proprio grazie al suo ruolo nella regolazione del metabolismo energetico.


Ma in realtà le ultime ricerche non si fermano qui e rivelano possibili interazioni dell’irisina anche sul metabolismo del fegato e nel cuore.

Nel cuore l’irisina sembra avere un ruolo protettivo sui vasi sanguigni riducendo il rischio di aterosclerosi, risultati pubblicati sull’importante rivista PLOS One e regolando la pressione sanguigna.


L’attività dell’irisina sul metabolismo del fegato è legato proprio alla sua funzione sul metabolismo quale regolazione dei grassi e degli zuccheri. Abbiamo già visto come l’irisina aumenta la spesa energetica, ma attraverso la modulazione di UCP-1 è anche in grado di migliorare il metabolismo del glucosio, aumentando ad esempio la sensibilità all’insulina, l’ormone che regola gli zuccheri nel sangue. Questa capacità è compromessa ad esempio in chi soffre di insulino resistenza, una condizione considerata come l’anticamera del diabete (ne avevo parlato qui e qui). L’irisina si è visto anche capace di ridurre il deposito dei grassi e la sintesi di colesterolo.

Come abbiamo visto la produzione di irisina è influenzata dall’ attività sportiva. Ma quale tipo di sport risulta essere migliore? Uno degli ultimi studi (Dicembre 2017) mette a confronto gli effetti dell’esercizio aerobico svolto con un’intensità moderata con un allenamento ad intervalli ad alta intensità (HIIT o High Intensity Interval Training) su donne in sovrappeso/obese sedentarie. Secondo voi quale dei due esercizi è risultato essere più efficace in termini di livelli di irisina?

L’esercizio svolto con intensità alta (HIIT) ha aumentato in maniera significativa i livelli di irisina del muscolo scheletrico a differenza di quello aerobico che sembra non avere una influenza statisticamente significativa.

Perciò se un esercizio sembra più impegnativo di quanto poi ci faccia ottenere nell’immediato, ecco la giusta motivazione: l’esercizio fisico rilascia un ormone che aiuterà il corpo a perdere grasso ed evitare che si riformi.

Certo ora il pensiero corre alla possibilità di sviluppare gli effetti benefici dell’irisina sotto forma di farmaco ma invece di aspettare un farmaco miracoloso, perché non aiutare se stessi ora cambiando il nostro stile di vita e praticando del sano esercizio fisico induttore di questo importante ormone?



Riferimenti bibliografici:



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